mercoledì 15 luglio 2015

Abdicare è una scelta... perdente per Castellammare !



La distanza di questo post dagli altri, dimostra come i primi ad aver abdicato alle nostre responsabilità di blogger siamo stati proprio noi che per pigrizie, impegni e forse anche un velato disincanto, abbiamo smesso di proporre idee. È pur vero che le poche idee proposte sono rimaste inascoltate o riscaldate da piccoli gruppi di interesse locale, ma l’unica vera cosa che ci interessa è quella di realizzarle (senza pretese di paternità o di lucro).

Eppure di argomentazioni in questo primo semestre del 2015 ce ne sono state diverse anche se ammettiamo che non ci abbiano particolarmente stimolato (o interessato).

Il porto, il depuratore, l’accesso alla Tonnara (finalmente pubblico), gli screzi tra la compagine tecnica e politica, i programmi turistici lanciati e affossati, etc. etc. Molti argomenti spesso trattati dai vari stakeholder con strumentalità e bassa valenza strategica per Castellammare; ma questo non ci discolpa dal nostro immobilismo, perché se volessimo essere costruttivi dovremmo avere la capacità di cogliere in tutto il buono che c’è (o che può derivarne).

Nell’osservare in silenzio le varie dinamiche, la prima domanda che ci facciamo è: perché tutto sembra girare verso una piena deresponsabilizzazione ? Perché ognuno sta abdicando al suo ruolo ?
Ed in forza alla necessità di poter capire cosa c’è di buono anche nell’abdicare, che adesso vogliamo condividere alcune responsabilità e la loro vacatio.

Si può abdicare alla responsabilità civile che è quella dei cittadini castellammaresi. Ogni castellammarese sembra aver abdicato (o tende a farlo) alla sua responsabilità di valorizzare risorse e peculiarità del territorio. Un atteggiamento prevalentemente denigratorio che sfocia in un generalizzato (e generico) giudizio negativo e sempre pronto a trovare la responsabilità (ed il colpevole). Potremmo elencare la cronologia di foto “tragiche” pubblicate sui social riguardo a strade disastrate, sversamenti di liquami poco estetici (e salubri), abbeveratoi restaurati secondo logiche futuristiche, etc. etc. Ovviamente non si vuole chiedere il silenzio alla critica, ma si ritiene che la sola “critica” diventa chiara volontà di abdicare da quel ruolo di partecipanti attivi della vita pubblica, assumendo sempre uno spirito costruttivo e la volontà di mettersi i gioco.

Si può abdicare alla responsabilità pubblica sia attraverso l’incapacità della classe politica di esprimere un indirizzo serio, strutturato e soprattutto efficace di governo locale, sia da parte della compagine di tecno-struttura amministrativa che per sconosciuti motivi ha concorso nel rendere vani diversi sforzi. Proviamo a capirci !

Parliamo della compagine politica: maggioranze, opposizioni, strutture consiliari, ruoli apicali della gestione consiliare, ruoli assessoriali, Sindaco. Ognuno ha abdicato per l’intero (vedi le maggioranze e alcuni ruoli apicali) alla tutale dell’interesse pubblico. Manca una visione politica di rilievo ed invece è al contempo chiara la grande confusione che si traduce in comportamenti opportunistici dei singoli.  Consigli comunali con performance quasi da maestranze circensi (sia se aperti o chiusi al pubblico), Politici vecchi e giovani che si aggirano tra le mura di Palazzo Crociferi, senza avere una linea concreta. Ognuno assume la deriva del “fa per se”, come se fosse un brand di mercato da rivendere per essere “accattato” alle prossime elezioni, tanto si sà che le cose non cambiano (e questo significa abdicare al proprio diritto civile di un voto trasparente e responsabile).

Chiediamo a chi ha abdicato al ruolo di maggioranza, quali sono gli outcomes sino adesso? Quale è il track record del programma politico presentato in campagna elettorale ? Come riusciamo a valutare le cose fatte (piccole o grandi che siano) ? Come possiamo orientare la collettività nell’essere parte della cosa pubblica ? Come si può essere responsabili di misure oggettive di risultati per la collettività e, se del caso, come si va a casa se i risultati non arrivano (per inattività piuttosto che per under performance) ?
Chiediamo a chi sta pensando di abdicare al ruolo di opposizione, soprattutto ai movimenti di giovani, quali sono i prossimi passi ? Cosa vogliamo fare per non abdicare al ruolo di “nuova politica” responsabile ? Come si può aumentare il livello di engagement della popolazione attiva, rendendo l’associazionismo il vero scudo dell’interesse collettivo ? Come si aumenta quella trasparenza tanto presente nei programmi elettorali ? Come si gioca il ruolo di opposizione nel mondo dei social che non può ridursi a una lamentatio su facebook ?

Chiediamo ai ruoli apicali ma soprattutto al Sindaco, di non abdicare al ruolo di coach pubblico. Troppe cose ci sono da fare e troppo poco tempo a disposizione (se consideriamo quello già sprecato sino adesso per conclamati errori nella scelta della squadra). Ma abdicare adesso sarebbe solo un resa verso chi, con intenzione, ha sempre remato contro (dentro e fuori il consiglio, dento e fuori le associazioni di categoria, dentro e fuori Castellammare). Ma se non vogliamo abdicare al ruolo di manager pubblico dobbiamo accettare una regola aurea del management privato “up or out”… crescere, migliorare o lasciare ! Abdichiamo agli equilibrismi, allontaniamo piuttosto atteggiamenti di conciliazione tattica che non arrivano all’indomani, restituiamo al mittente i compromessi di vecchia politica. Abbiamo apprezzato le parole del Sindaco Coppola nella sua relazione annuale in cui evidenziava la necessità di un rinnovamento della politica con modelli non più ortodossi. Non mi pare che tali dichiarazioni si siano tradotte in azioni a meno di un rinnovato convincimento del primo cittadino. Suggeriamo di abdicare all’ascolto di sirene contrarie e ormai panciute, lasciamo il vecchio perché abbiamo molto di nuovo da fare con molte novità realizzabili e risorse professionali fresche, giovani !

Chiediamo ai tecnici di non abdicare dal loro ruolo di amministrazione trasparente ed efficiente. Pensare che non si trovi una soluzione alla realizzazione del Porto, del depuratore, etc. e pensare che parte del problema sembrerebbero essere le procedure malfatte, l’insipienza, la strumentalizzazione, può rischiare di essere interpretato come interesse personale, ma nei fatti resta solo una offesa all’onorabilità di ciascuna famiglia che vive a Castellammare. Non fare opere pubbliche significa impoverire un paese, non è solo quello di perdere risorse pubbliche oppure non avere dei trofei elettorali… impoverisce e basta !

Infine si può abdicare alla responsabilità del benessere privato che ciascun imprenditore in coscienza dovrebbe promuovere anche per aumentare il benessere comune attraverso il volano della competitività del territorio, di nuovi posti di lavoro, di una gestione più legale del personale dipendente. L’assenza di una diffusa cultura imprenditorile da sviluppare sul territorio, la miopia di alcuni imprenditori che assoldano giovani del territorio pagandoli pochi spiccioli e facendoli lavorare il doppio delle ore previste dai CCNL e soprattutto la difficoltà del credito per fare impresa, non possono scoraggiare i volenterosi. Abdicare al ruolo di mecenati della cultura locale non investendo un euro nel miglioramento delle infrastrutture e delle bellezze paesaggistiche del territorio, sperare che siano sempre gli altri “a fare” piuttosto che scendere in campo per il miglioramento del proprio contesto economico, di fatto sottrae risorse utili che solo con nuovi modelli PPP (Public, Private, Partnership) si possono ottenere. Una società di servizi pubblico-privata per la gestione della progettazione, ingegneria ed esecuzione delle opere pubbliche, una società in house del comune a partecipazione privata per lo sviluppo del distretto delle tecnologie, dell’agro-alimentare, delle biodiversità marine, sono tutti risultati potenzialmente raggiungibili ma richiedono imprenditori illuminati. Certo che illuminato non è chi spende soldi in un territorio che non garantisce sostenibilità fiscale, che rallenta con procedure bizantine il rilascio di autorizzazioni a far impresa; ma altresì stolto è chi pensa che fare profitto con l’ennesimo bar o ristorante sia l’unica alternativa possibile. Portiamo i Living Labs sul territorio ossia delle nuove forme di co-progettazione d’impresa. “Living Labs” è un nuovo approccio alle attività di ricerca e innovazione dove l’utente e le imprese partecipano attivamente al processo di sviluppo e sperimentazione di nuove soluzioni, destinate al miglioramento socio-economico di uno specifico territorio. Attraverso lo scambio di idee e di conoscenze e l’aggregazione fra professionisti, imprese, centri d’innovazione e gruppi organizzati di cittadini, si definiscono le specifiche di nuovi prodotti e servizi, si realizzano e valutano i primi prototipi e si sperimentano soluzioni tecnologiche innovative. Sono oltre 300 i Living Lab in tutta Europa, stimolano l'innovazione, sono occasione di sviluppo economico, sociale e culturale e trasferiscono la ricerca dai «pensatoi» verso la vita reale, dove gli utilizzatori (es. cittadini) diventano “co-sviluppatori”. Visitate il sito http://www.openlivinglabs.eu/

Scusate la digressione sui living labs, ma vedete come è semplice, in comunità d’intenti, poter suggerire idee di sviluppo e modelli innovativi per la creazione d’impresa. Non si può abdicare al ruolo di promotori di sviluppo del territorio, perché farlo sarebbe già ammettere mezza sconfitta sociale. Quindi le associazioni di categoria che già fanno molto, devono (e possono) cambiare pelle e devono poter guidare da protagonisti questo sviluppo facendo da cassa di risonanza delle risorse economiche degli iscritti per investimenti che abbiano (con chiari business plan) dei ritorni diretti sul territorio ed indiretti sulle imprese degli associati. Vanno bene i concorsi di pittura ma serve formazione imprenditorile che faccia capire come la più semplice attività che è quella dell’accoglienza, può avere 12 modelli di ospitalità diversi (e quindi di relazione diversa con il cliente) a seconda della domanda di turismo, del modello di servizio proposto, dei livelli di pricing. Serve formazione specializzata oltre che diffusione della cultura, quindi questa dovrebbe essere la priorità e non l’arbitrio.

E allora, cosa fare? Non abdicare ! semplice no ?!

Riprendiamoci le nostre responsabilità, partecipiamo attivamente, ognuno per il proprio ambito d’interesse nell’ottica di un bene più grande di noi stessi. Facciamolo per i giovani che non hanno memoria di Castellammare e per i vecchi che ritengono di essere morti in un paese morto. Facciamolo per le nostre famiglie affinchè possano vivere in un territorio dignitosamente, facciamolo per noi stessi affinchè si possa invertire la routinarietà della critica con un modello più virtuoso di pratica.

Diceva un saggio “per il dono che Dio ci ha dato, possiamo scegliere di non scegliere ma non possiamo scegliere di non vivere !”.

Castellammare è un dono, scegliamo di non abdicare !

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo contributo