I Club di Prodotto sono
delle nuove formule utilizzate per promuovere l’offerta turistica del
territorio, favorendo forme di aggregazione di imprenditori locali che possono
così ampliare le opportunità di successo di ciascuno e ridurre i costi di
promozione aziendali.
Insomma, una idea per
risparmiare soldi (anche se vanno contemplati investimenti in promozione del
prodotto) e trovare un nuovo modo per aggregare l'offerta turistica.
Esempi di successo come ItalyFamily Hotel (Riccione), Dolomiti Walking Hotel (Trentino), Wellness Club Valle d'Aosta, etc. sono una chiara dimostrazione del funzionamento di queste
soluzioni di marketing territoriale a beneficio sia dell’imprenditore (che ha
più forza di promozione della propria offerta), sia del turista che acquista per
“vicinanza” dell’offerta rispetto al proprio “stile turistico”.
Questi modelli di
aggregazione, sono spesso sviluppati in ambiti in cui l’offerta è molto
verticale su alcune specialità del territorio (es. riserva marina, percorsi
enograstronomici, etc.) e gli imprenditori locali gestiscono in maniera
parcellizzata l’offerta perché hanno scarsa capacità di spesa. Ma questa, non è una fotografia sfuocata di
Castellammare del Golfo.
Allora, proviamo a capire
meglio cosa sono e come sono gestiti i Club di Prodotto (e poi parleremo
anche dei Marchi di Prodotto che ne rappresentano una certificazione
riconosciuta a livello internazionale), così da apprezzarne meglio i benefici
che potrebbero portare a Castellammare.
Come dicevamo, il Club di
prodotto è una forma di aggregazione tra imprese finalizzata alla creazione di
un prodotto turistico specifico destinato ad un mercato specifico.
E’ dunque qualcosa di più
di un gruppo di operatori che si propongono insieme sul mercato per condividere
vantaggi economici e promo-commerciali.
La differenza sta
nell’idea originale attorno alla quale si costituisce il Club, sta
nell’adesione ad un sistema di regole preciso, al fine di creare un meccanismo
di protezione all’ingresso, tutto questo per poter avere un prodotto distintivo
sul mercato ed essere più visibili.
E’ una modalità per
promuovere il turismo per motivazione d’acquisto,
oltre che per destinazione, esaltando le eccellenze dell’ospitalità del
territorio.
Alla base di tutto vi
deve essere un’idea originale, distintiva e realizzabile. Altri elementi
strategici nella costituzione di un Club di prodotto sono:
- visione forte identità, condivisione, motivazione e impegno;
- innovazione combinazione inimitabile di elementi strutturali e del territorio;
- eccellenza know-how, qualità, distintività, garanzia e costanza;
- coerenza tra l’idea e l’ambiente ed il territorio circostante, scelta coraggio di scegliere e concentrarsi su alcuni mercati e target a discapito di altri.
L’idea realistica deve
divenire il concept del Club di Prodotto
e si deve creare un modello di fruizione del concept. Si deve poi creare un
sistema condiviso di valori e di regole e si deve pensare ad un’organizzazione
e ad un modello di funzionamento.
E’ fondamentale che si
formino aggregazioni di imprese che siano affini ed esaltino la vocazione dei
vari territori, in modo tale che il territorio conferisca un valore unico ed
inimitabile al Club. Beh, la Riserva dello Zingaro è qui e non altrove.... il percorso del Vino è vicino a Castellammare e non altrove... altri esempi li lasceremmo a voi.
E’ fondamentale studiare
e monitorare le esigenze ed i trend di mercato, perché costituiscono ottimi
spunti per costituire forme di offerta aggregata che possono essere apprezzate
dagli utenti. E’ inoltre importante segmentare il mercato in nicchie di
comportamento, abitudini ed esigenze e verificare la possibilità di offrire un
prodotto specifico ad un target molto selezionato e interessato al prodotto stesso.
Per fare un esempio
pratico su Castellammare, da uno studio condotto sugli afflussi
turistici della Provincia di Trapani (dati del 2005-2008), a fronte di un
aumento della presenza turistica di +20% (anche per effetto Ryanair su Birgi),
è interessante notare come la permanenza dei turisti nella Provincia (gg di
permanenza/pernottamenti in strutture ricetti zie) è in media superiore ai 4-5
gg/settimana. Il dato scende a circa 2,5 gg/settimana se consideriamo il comune
di Castellammare del Golfo.
Da questi dati, che
ovviamente andrebbero aggiornati (anzi, colgo l’occasione di sollecitare
qualcuno a recuperarli e condividerli), si osserva che la problematica
prevalente è in capo non alle azioni di “ingresso” sul territorio, bensì alle modalità degli imprenditori turistici di
indirizzare i flussi e soprattutto di retention (permanenza) dei turisti nel comune di
Castellammare.
Perché i turisti vengono e restano poco ? Cosa può convincere il
turista a rimanere? Sono questi alcuni primi quesiti che ci si può/deve porre.
La creazione di un Club
di Prodotto, ossia l’attivazione di progetti di “unione tra albergatori”
accomunati da un obiettivo condiviso - rappresentato ad esempio un modo di
creare una offerta più “confortevole” per gli interessi dei turisti che magari,
se trovano qui la loro motivazione della vacanza, resteranno più giorni
(determinando maggiori entrate per l’intero indotto turistico e non per le sole
strutture ricettizie, ovviamente).
I consorzi alberghieri
per la promozione congiunta del proprio prodotto sono presenti sul territorio
italiano da parecchio tempo però non sempre sono accomunati oltre che dalle
caratteristiche strutturali anche da caratteristiche soft, ossia dalla stessa
filosofia nel concepire e interpretare il servizio alberghiero.
I soggetti ideatori
possono far nascere i Club di prodotto seguendo metodologie molto differenti
tra loro. Le due filosofie più estreme sono:
- metodo top-down (tradizionale e più usato): si parte dal vertice(il top degli alberghi), il quale individua la strategia e le risorse necessarie per raggiungere l’obiettivo prefissato, in modo tale da farle discendere in maniera verticale a quello che viene definito il down (basso) costituito dalla base (strutture più piccole); in questo caso il tecnico cala dall’alto le decisioni progettuali già prese al gruppo di albergatori, i quali si ritrovano un ridotto margine di manovra e in molti casi possono solo scegliere se aderire o meno al progetto.
- metodo bottom-up: tutte le fasi progettuali - definizione dell’obiettivo iniziale, sviluppo del progetto e realizzazione – sono messe a punto tramite il coinvolgimento diretto e costante dei protagonisti, gli albergatori, dopo aver effettuato un’attenta analisi dei loro fabbisogni. Il tecnico in questo caso non fa calare dall’alto le scelte già definite, bensì supporta dal basso gli albergatori attraverso un dialogo costante: fa emergere la loro filosofia e il loro know-how nell’accoglienza turistica, supporta processi di avvicinamento e creazione di network di imprese durature e sostenibili. I principali vantaggi di questa strategia sono:
- le soluzioni nascono “dal basso” coinvolgendo gli operatori in prima persona;
- i protagonisti confrontano tra loro i differenti modelli di accoglienza adottati nei propri alberghi, li discutono fino a condividere un modello comune;
- si discutono e vengono messe a votazione le fasi di sviluppo del progetto elaborate dal tecnico;
- i protagonisti decidono di giocare un ruolo attivo realizzando personalmente le azioni di marketing operativo e di vendita, che usualmente sono demandate a una segreteria organizzativa o a dipendenti.
Bene, il nostro
suggerimento per il comune di Castellammare sarebbe implementare un approccio
bottom-up in cui il "tecnico" a supporto è il SUAP che, a titolo gratuito tra i
servizi di consulenza resi, promuoverà tutte le azioni necessarie a raccordare,
indirizzare e realizzare gli interessi di tutti per l’obiettivo comune del Club
di Prodotto.
Ma perché un imprenditore
che ha tanto faticato e investito il proprio denaro, dovrebbe essere spinto a
far parte di un Club di Prodotto ?
Albergatori, gestori di
campeggio, B&B ed agriturismi, affittacamere ed operatori del pubblico o
para-pubblico costituiscono la numerosa ma soprattutto competente schiera di
interlocutori che si muovo sul mercato turistico locale per garantire
ricettività.
La ricettività, però, non
è una “proprietà” dell’albergatore ma è la forma di accoglienza e gestione del
turista sul territorio. Pertanto, avere una “regia della ricettività”,
consentirebbe sia all’Amministrazione comunale di indirizzare le priorità di
sviluppo del territorio (e quindi i relativi investimenti, concentrandoli visto
che spesso risultato scarsi e mal distribuiti), sia all’imprenditore che,
secondo la logica dei Gruppi di Acquisto Locale, possono riunire più forze ed avere
una presenza più strutturata e visibile sul mercato turistico, innescando un
ciclo virtuoso di promozione della propria azienda e del proprio territorio.
Bene, in conclusione, i
Club di Prodotto, rappresentano un modo per aggregare come altri. L’aggregazione
può essere una soluzione affinchè piccoli-medi imprenditori del turismo possano
“sopravvivere” ad una crisi economica che si fa sempre più tagliente.
Considerati i costi molto
bassi che necessitano per una iniziativa del genere (e che possono essere
sempre più bassi a livello pro-capite se cresce il numero di imprenditori
associati), servono testa e braccia del SUAP che opportunamente coordinati,
rendano vivo qualcosa che negli altri territori ha portato ad un incremento dei
flussi turistici del 15%-25%.
Vogliamo migliorare il
nostro territorio, basta poco sforzo…… facciamolo !!!
Per stimolare la discussione, vorremmo lanciare una raccolta di idee (tipo concorso) su:
Quale sarebbe secondo voi il Club di Prodotto ideale per promuovere Castellammare ?
Nessun premio materiale ma la promessa che il progettino presentato (basta anche una semplice idea del concept di Club di Prodotto) sarà portato all'attenzione della prossima Amministrazione comunale.
Avanti con le idee.......
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